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Regionali, appesi all’orologio di Gratteri

Regionali, appesi all’orologio di Gratteri

di Vincenzo D’Anna*

“Grande è la confusione sotto il cielo” soleva ripetere Mao Tze Dong, intendendo dire che la situazione era eccellente!. Il leader comunista cinese si riferiva al caos che regnava nel paese della Grande Muraglia, all’inizio degli anni Sessanta e che avrebbe favorito il moto rivoluzionario con la progressiva creazione dello Stato marxista-leninista che si rivelò una delle più tragiche e sanguinose esperienze politiche della storia dell’umanità. Le odierne vicende presentano non pochi punti di contatto con la gran confusione politica e sociale di quella grande nazione, in special modo dalle nostre parti, in Campania e in provincia di Caserta. Esse sono certamente di tutt’altro segno, non presuppongono, cioè, la nascita di una rivoluzione che scompagini radicalmente l’esistente. Restano semmai circoscritte alla confusione ed all’indeterminazione che regnano sovrane nell’imminenza delle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio regionale. Una condizione di precarietà politica ormai endemica, che sta producendo scelte tanto opinabili quanto improvvisate, dettate da fattori politici esterni alla competizione locale stessa, tanto da non lasciar prevedere nulla di buono per il futuro governo di palazzo Santa Lucia. La coalizione di centrosinistra già da tempo è accreditata come vincente nei sondaggi e tuttavia appare molto eterogenea, con l’ammucchiata di tutto il cartello dei partiti di opposizione al governo Meloni e l’aggiunta di due variabili, ossia di gruppi legati a personalità politiche ed avulsi dai partiti, certo legati a quel mondo politico ma del tutto estranei e non soggetti alle determinazioni ed alle convenienze dei partiti stessi. Uno di essi fa capo al governatore uscente Vincenzo De Luca; l’altro al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Ed è quest’ultimo, a tutti gli effetti, ad etero dirigere l’intero progetto politico regionale, agendo sommessamente e con passo felpato, come suo costume, ben diversamente dal vulcanico ex “sceriffo” De Luca al quale viene attribuito il ruolo di battitore libero oltre che di probabile guastatore degli assetti decisi in sede romana dai maggiorenti dei partiti della coalizione. Insomma, attorno a Roberto Fico, il grillino candidato alla presidenza, ci sarà sicuramente gran confusione ed un perpetuo tramestio. Non meno indeterminatezza e caos regnano nel campo del centodestra alle prese con un fortissimo ritardo nell’indicazione della leadership, nonché della lotta intestina tra Fdi e Fi. Una competizione inconfessabile e strisciante, rivolta alla conquista del ruolo di primo partito in Campania più che alla conquista del governo della Regione. Veti incrociati hanno finora impedito, su questo versante, la nomina di un candidato che fosse in grado di raccogliere il malcontento degli elettori, anche quelli – non pochi – che non digeriscono Roberto Fico. Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli potrebbe essere capace di aggregare questo diffuso malumore oltre che coagulare le schiere di un centrodestra che in Campania non dà prova di compattezza, né gode di particolari positive considerazioni a Roma. In fondo per i maggiorenti nazionali della destra la “Terra Felix” è solo una riserva di caccia per voti e consensi non accreditata di una classe politica adeguata (e di primo piano), peraltro ritenuta, chissà mai perché, foriera di futuri guai giudiziari in caso di vittoria alle regionali. Cirielli avrebbe, per esperienza politica e per essere un uomo sempre lontano da ogni ombra, tutte le caratteristiche per poter fronteggiare il particolare momento, colmare una parte delle lacune ed i gravissimi ritardi finora accumulati, forse irrecuperabili, dalla coalizione di centrodestra. Ma deve affrontare innanzitutto il fuoco amico di coloro che gli chiedono di scegliere tra il ruolo di governo e quello di eventuale capo dell’opposizione in Regione. Un criterio che garantisca che chi si cimenta ad un livello amministrativo poi vi resti a fare politica per l’intero arco del mandato ricevuto. Fuor di metafora: che, in caso di sconfitta del centrodestra, resti in loco per dare corpo e sostegno al contrasto politico-amministrativo contro l’eventuale giunta di sinistra. Tutto formalmente giusto ed opportuno, ma solo in casi di…ordinarietà politica!! Peccato che oggi, in Campania, di ordinario – frutto, cioè, di lavoro autonomo, coordinato e continuo delle forze del centrodestra via sia ben poco!! La scena infatti è in mano a persone che operano solo come esecutori di ordini provenienti dai livelli decisionali nazionali, che temono che la giustizia ad orologeria possa intervenire, come in passato, a falcidiarne le schiere in caso di clamorosa vittoria. In soldoni: un inconfessabile desistenza una resa silenziosa del Centro Destra.un intero mondo politico appare letteralmente appeso all’orologio del procuratore Nicola Gratteri ed a quello dei suoi eventuali provvedimenti giudiziari. Di questi ultimi tutti sussurrano l’esistenza ma al momento languono ancora nei cassetti di alcune procure e della Dda per essere, chissà, utilizzati al tempo opportuno, il che desta più scandalo e sconcerto tra la gente. Vedremo.

*già parlamemtare

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