Politica

QUADRO ALLARMANTE PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE ITALIANE. RILANCIARE LA FILIERA MODA, SARTORIA, PELLI E TESSILE. NECESSITA UN PIANO STRAORDINARIO DEL GOVERNO.

Il vero volano dello sviluppo socio economico dell’Italia sono le piccole e medie imprese, un realtà di poco più di  700 mila aziende al disotto dei 250 dipendenti . Nonostante esse siano la spina dorsale produttiva dell’Italia, i Governi e la politica prestano loro scarsa attenzione, lasciandosi “affascinare” solo dalle grandi imprese ormai quasi del tutto passate in mani straniere.  La pandemia ha messo in ginocchio le piccole e medie imprese: il “Rapporto 2021” dell’Istat, nella sua reale freddezza, è spietato. Segnala l’Istat che circa “il 45%  delle PMI è strutturalmente a rischio” e che esse non resisterebbero al perdurare dell’attuale crisiLe aziende più in difficoltà vanno individuate nei settori a basso contenuto tecnologico e di conoscenza e nel turismo.  Sono a rischio chiusura le attività delle agenzie di viaggio (oltre 73%), quelle artistiche e di intrattenimento (oltre 60%), di assistenza sociale non residenziale (circa 60%), trasporto aereo (59%), ristorazione (55%).  Nonostante la notorietà dell’abbigliamento, della sartoria e dell’eleganza Italiana, sono tante le  difficoltà della filiera della moda: sono a rischio le piccole e medie imprese attive nell’abbigliamento  (oltre 50%), nelle pelli (44%), nel tessile (35%).  In questo settore si paga il prezzo “dell’invasione cinese”, della concorrenza spietata non solo di altri Paesi dell’EU e dell’Africa del nord, ma anche  da parte di “aziende fantasma” che stanno nascendo in Italia con manodopera straniera e a nero. Sempre secondo l’Istat, la crisi ha colpito soprattutto le imprese di piccola e piccolissima dimensione attraverso il crollo della domanda interna e della liquidità. Circa il 30% è rimasto sepolto dalle macerie della pandemia, un quarto si è riconvertito, diversificando i canali di vendita e di fornitura, un quinto ha riorganizzato i processi e spazi di lavoro. Tutto questo è avvenuto attraverso l’iniziativa privata e individuale. Noi sosteniamo che necessita ed urge un vero “Piano straordinario” a sostegno delle PMI: esso non dovrebbe essere limitato alle fonti di finanziamento pubblico, ma prevedere misure e strumenti concreti per potenziare i servizi per le imprese, per la semplificazione, per il contrasto della concorrenza leale e per l’abolizione dell’Irap, una tassa odiosa che incide sul fatturato e non sul reddito. In somma, è giunto il momento che il Governo e la politica tutta si dedichino al mondo della media e piccola impresa per sostenere e rafforzare questo settore  e garantire i livelli occupazionali in un’Italia che deve uscire dalla logica culturalmente deprimente ed economicamente insostenibile dell’assistenzialismo e ritrovare lo slancio produttivo di una grande Nazione.

Gabriella Peluso

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