Cultura e Arte

LA CANZONE NAPOLETANA E’ STORIA, CULTURA E TRADIZIONE

La canzone classica napoletana, ancora oggi interpretata da tanti giovani artisti, nota in tutto il mondo, non solo deve ottenere il riconoscimento Unesco come patrimonio dell’umanità, ma deve essere valorizzata per contribuire ad essere parte integrante del grande attrattore turistico/culturale non solo di Napoli  e della Campania ma dell’intera Italia. Quando vado in Andalusia, non perdo l’occasione di trascorrere qualche ora al ritmo e alla musica del flamenco. Se vado a Vienna, tra le tante bellezze storiche, non perdo un concerto di musica classica nella “città della musica”. A Parigi  non si va solo al Moulin Rouge o al Rex Club ma in tanti locali che fanno musica. Invece, a Napoli, il nulla. Resiste, per fortuna, il teatro Sannazaro con la brava artista Lara Sansone, che rappresenta un ottimo varietà, Cafe Chantant, che resta una delle pochissime offerte artistiche del capoluogo partenopeo. Resistono tanti artisti ed estimatori della canzone classica napoletana che, nel piccolo e con grande sacrificio, cercano di non farla “morire” fino al punto che viene cantata in tutto il mondo ma non a Napoli e questo grazie alle politiche sbagliate del Sindaco De Magistris, il quale si è sempre disinteressato degli artisti napoletani e delle nostre tradizioni. Dicevo di sacrifici e penso all’impegno del maestro Nando Iannuzzi che riesce a coniugare grandi artisti, che hanno scritto la storia della canzone, come Enzo Di Domenico, Tina Barone fino agli artisti che la storia la stanno ancora scrivendo come Antonello Rondi, Mario Maglione, Maria Nazionale, Ciro Sciallo, Rita Siani, Teresa Rocco, Anna Merolla. Insomma non solo Gigi D’Alessio, Sal Da Vinci o Gigi Finizio. Per l’attività teatrale, oltre al Sannazaro, penso al Trianon e agli altri piccoli teatri che potrebbero essere messi in rete per offrire spettacoli pomeridiani e serali ai turisti ed essere palestra teatrale per le tante piccole compagnie teatrali fortemente in crisi. Penso al Gran Caffè Gambrinus, che potrebbe ospitare i giovani cantanti e musicisti che interpretano la canzone classica ma anche quella moderna. Penso al Museo della canzone napoletana, che sarebbe uno straordinario attrattore turistico, se organizzato in maniera efficace, dinamica, moderna. Con “percorsi base e permanenti” e sezioni dedicate a vari temi in continuo cambiamento e con musica dal vivo. E, soprattutto, per tutta la Canzone Napoletana, ancora oggi uno dei più forti fondamenti dell’identità partenopea, dalle origini, passando per quella classica della tradizione a quella attuale. Un Museo della Canzone Napoletana che rilanci e valorizzi il nostro patrimonio musicale e non lo “mummifichi.” Ecco io vorrei che questo enorme patrimonio, fatto di musica e cultura, ma anche di donne ed uomini, artisti del nostro territorio, venisse valorizzato ed elevato a rappresentare la nostra città nel mondo.  Ciò anche per non lasciare che essa venga mal rappresentata da strani soggetti della canzone neomelodica che danneggiano la nostra storia musicale e simboleggiano anche quella criminalità che sporca e offende il nostro territorio.  

Gabriella Peluso

Nella Foto, il Maestro Enzo Di Domenico, l’ex giocatore del Napoli Gianni Improta, il Maestro Iannuzzi e il dirigente di Sud Protagonista Fiore