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LA CAMPAGNA VACCINALE IN CAMPANIA NON E’ LA SCENA DI UN FILM

Al di là della carenza numerica dei vaccini, che cosa non funziona nel sistema vaccinale? Ho avuto modo di accedere sulla piattaforma predisposta dalla Regione Campania denominata “Sinfonia” e mi è sorta una “sinfonia”di dubbi. Il sistema informatico di prenotazione funziona e il primo appuntamento giunge a pochi giorni di distanza dall’adesione. Ma ciò che inquieta in vista della inoculazione della prima dose sono i modelli di consenso informato e la scheda anamnestica che il sistema informatico fornisce e di fronte ai quali il vaccinando si interroga sul da farsi. La compilazione del modello presuppone una corretta e completa informazione da parte del medico e l’aver ricevuto da questi tutte le conoscenze sulle caratteristiche dei vaccini e sui loro possibili rischi. I modelli generati dalla piattaforma consentono, in teoria, la possibilità di scelta tra Pfizer, Moderna e AstraZeneca o il rifiuto di uno o più di essi. Ciò presuppone adeguata conoscenza da parte del vaccinando sulle caratteristiche dei singoli vaccini. Le domande poste dalla scheda anamnestica riguardano informazioni sullo stato di salute personale, come l’essere cardiopatico o malato oncologico o immunodepresso, ma necessitano, comunque, del confronto con il medico vaccinatore. Quindi, la prima certezza è che i modelli e la scheda vanno stampati e portati con sè nel centro vaccinale. A questo punto il dubbio assale: con le centinaia di persone convocate per le vaccinazioni e, talvolta, dopo ore di attesa, il medico inoculatore potrà dedicare il tempo necessario per fornire le spiegazioni necessarie e compilare insieme la scheda personale? Oppure, folla, lungaggini e stress non consentiranno tutto ciò o lo consentiranno senza la dovuta attenzione?  Questo dubbio tormenta in proporzione all’età del vaccinando e delle patologie di cui è portatore. Di fronte a questa incertezza, che si unisce a quella su quale vaccino sarà inoculato, la decisione finale può essere, e spesso è, quella di rimandare o rinunciare. Insomma: la campagna vaccinale non è una scena da film con tanto di file e di emozione a prova di immagini televisive. Le persone che si recano nei centri vaccinali, in primis la popolazione più anziana e fragile, necessitano, innanzitutto, della competenze e della rassicurazione del medico. Sarebbe stato molto più giusto ed opportuno che a vaccinare fossero i medici di base presso i loro studi o altrove con la certezza che essi abbiano le informazioni e le risposte necessarie per affrontare una scelta così importante e significativa. A queste problematiche si aggiunge il caos degli organizzatori e della collocazione dei centri vaccinali che si trovano, spesso, molto lontano dalle residenze, disincentivando particolarmente gli anziani e i disabili. Sarebbe il caso che i responsabili delle ASL e lo stesso De Luca dedicassero meno tempo alle interviste e più ai Campani risolvendo questi disagi e far decollare finalmente il Piano vaccinale.

Il Brigante