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GREEN PASS, CONFUSIONE E APPROSSIMAZIONE DA PARTE DEL GOVERNO.

Dal 6 agosto, per gli ultradodicenni, servirà il Green Pass di avvenuta vaccinazione per consumare ai tavoli nelle aree al chiuso dei bar e dei ristoranti, agli eventi sportivi, ai concerti, ai concorsi pubblici, ai musei, ai parchi tematici e di divertimento, ai centri termali, alle palestre e alle piscine al chiuso, ai centri benessere e per partecipare agli sport di squadra. Lo ha deciso il Governo per frenare l’aumento del tasso di positività, che cresce in Italia così come in altri Paesi, a seguito del diffondersi della variante Delta del covid19. Innanzitutto la misura è tardiva. Sarebbe stato opportuno introdurla prima anche per rendere più sicuri i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia al Campionato Europeo di Calcio, che tanti contagi hanno generato. Ma il problema fondamentale di questa misura è che essa non è rigorosa come dovrebbe essere per due motivi: il primo è che non sarà applicata sui mezzi di trasporto pubblico e in altri luoghi ad alta frequentazione, come i supermercati; il secondo è che sarà sufficiente un sola dose di vaccino per poter accedere con il Green Pass nei luoghi interessati. Le autorità sanitarie hanno, infatti, già chiarito che, anche in caso di doppia dose di vaccino, non può escludersi la possibilità di contagio, figuriamoci con una! Per non parlare, poi, delle difficoltà ad ottenere il Green Pass,   tenuto conto che non tutti gli italiani hanno ricevuto, dopo il termine del ciclo di vaccinazione, il relativo codice via sms o via mail e che non hanno l’identità digitale. Infine, non ci sarà un sistema elettronico di verifica del Green Pass, ma l’attività di controllosarà affidata agli esercenti degli esercizi commerciali. Immaginate con quale serietà sarà svolta? Per tutto ciò, difficilmente il Green Pass potrà contribuire a frenare i contagi; in compenso ci si aspetta che convinca anche i più riottosi alla vaccinazione. Ma questo è tutto da dimostrare.

Gabriella Peluso