Sindacato

CNAL:MARTORANO; SANITA’, LE REGIONI HANNO FALLITO

Il pensiero di Giuseppe Martorano, Segretario Confederale CNAL  e segretario Generale  comparto Sanità FIL sul Sistema Sanitario Nazionale ?

R) La riforma del SSN che ha delegato le competenze alla Regioni ha sortito, di fatto, un esito diametralmente opposto a quello che era nelle intenzioni del Legislatore: avremmo dovuto avere un servizio sanitario più confacente alle reali esigenze di ogni Regione ma, in realtà, l’effetto è stato quello di avere 20 sanità differenti aprendo un gap, poi acuito dagli investimenti dei privati nel settore, che oggi risulta difficilmente colmabile. Ovviamente questa situazione è stata acuita dall’emergenza in corso, anche se c’erano già tutti gli strumenti per valutare gli esiti negativi della riforma in questione, anche solo guardando ai dati dell’emigrazione sanitaria (dal Sud al Nord del Paese). Oggi più che mai si assiste ad uno scontro continuo tra Stato e Regioni che, forti della loro autonomia, vorrebbero gestire l’emergenza in corso adottando misure spesso alternative a quelle indicate dal Governo che, nel contempo, ha cercato di “centralizzare” le decisioni per renderle omogenee ed efficaci. A nostro avviso, la frattura che si è determinata e che si va man mano allargando anche sul fronte vaccinale, ha dimostrato tutti i limiti di una riforma frettolosa e inefficace, che andrebbe quanto prima ripensata almeno con una centralizzazione della spesa, secondo criteri di economicità, e alleggerendo anche la “pressione” sulla politica locale. Va ricordato che la spesa sanitaria costituisce mediamente il 70% del bilancio delle Regioni .

Lei è calabrese, la sanità della sua Regione  è stata commissariata dallo Stato da un decennio, con quali risultati?

R) Lo Stato in Calabria in tema sanitario ha fallito colpevolmente più e più volte. Da circa un decennio la sanità regionale è commissariata senza che questo provvedimento abbia mai sortito alcun effetto positivo: la spesa è in costante aumento così come la migrazione sanitaria, mentre i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono i più bassi d’Europa. Siamo giunti alla determinazione di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani, perché il diritto alla salute in Calabria è stato messo in seria discussione dalle scelte di governo: in Calabria si muore e si moriva di malasanità ancor prima dell’insorgere della Pandemia in corso. Questo a dispetto di eccellenze umane che, troppo spesso, sono costrette ad emigrare in cerca di realizzazione professionale. D’altronde le due Aziende Sanitarie Provinciali più grandi della Calabria, da tempo commissariate, sono al collasso, con bilanci non approvati e spesa fuori controllo. Dunque lo Stato ha fallito in Calabria e purtroppo non vediamo all’orizzonte alcun segnale di miglioramento.

Medici e infermieri eroi nell’arginare la pandemia ma i riconoscimenti reali?

R)La nostra Regione è stata “graziata” dalla fase acuta della Pandemia nel 2020: con poco più di 40 posti nelle terapie intensive regionali avremmo contato a migliaia i morti. Siamo stati per mesi additati come esempio di mala sanità e di mala gestione; eppure siamo diventati simbolo di “resilienza” grazie agli sforzi del personale medico ed infermieristico che non si è risparmiato anche in una situazione di assoluta carenza strutturale e di personale. Ma questo impegno non è stato premiato in alcun modo, mentre continuano le politiche clientelari soprattutto per i posti dirigenziali nelle aziende sanitarie ed ospedaliere. Serve un cambio di passo, una assunzione di responsabilità da parte del Governo, per cambiare le sorti di tanti lavoratori e di tanti cittadini.

la Redazione