Politica

CI RUBANO LE SPIAGGE NEL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI.  LO SCEMPIO DI LICOLA E VARCATURO

l’Italia è stata messa  sotto infrazione da  Bruxelles per non aver rispettato la direttiva Bolkestein per la parte relativa alle concessioni balneari che dovrebbero essere messe a gara pubblica e che invece gli attuali gestori  godono di una  proroga illegittima fino al 2033 in palese contrasto con le norme comunitarie. Le potenti lobby dei gestori degli stabilimenti balneari, che sono riuscite a piegare le poche resistenze delle forze politiche,  faranno pagare a tutti gli italiani la sanzione che l’Europa infliggerà all’Italia. Siamo  l’unica Nazione che continua a cedere ai privati per pochi euro un patrimonio, quello delle spiagge, che appartiene a tutti i cittadini. Si aggiunga poi che alcuni gestori in tanti casi, negli anni metro dopo metro si sono, arbitrariamente impossessati, con il silenzio assenso dei Comuni, anche delle poche spiagge libere che erano rimaste. Il caso eclatante e più vicino a noi riguarda il litorale di Licola/ Varcaturo. Particolarmente  Giugliano è un Comune col mare che si sente ma non si vede. Muri altissimi e vasti parcheggi che hanno spianato le dune non consentono neppure di guardare il mare, devi pagare se vuoi. Intanto le spiagge  continuano ad essere solo a pagamento e pure caro. Questo bellissimo litorale, sfregiato dall’illegalità diffusa, non può essere goduto liberamente dai cittadini perché sono scomparse quelle poche spiagge libere. Le diverse amministrazioni comunali di Giugliano in Campania, che si sono succedute, di diverso segno politico, non hanno mai affrontato il problema per il timore di scontrarsi con la potente lobby dei gestori degli stabilimenti balneari. Da ultimo il Sindaco Pd-M5S Pirozzi, eletto nel settembre dello scorso anno, nel suo programma annunciava il “varo di un piano spiagge elaborato in modo partecipato ma deciso e coraggioso”. C’è da chiedersi che cosa intendesse il candidato sindaco delle sinistre per “partecipato ma deciso e coraggioso”. Che, se fosse stato eletto Sindaco, si sarebbe seduto ad un tavolo con i privati concessionari delle spiagge per convincerli a rinunciare ad una parte delle spiagge date loro in concessione per dare vita alle spiagge libere? Che, in caso di resistenza da parte di essi, avrebbe, con “determinazione e coraggio”, approvato il piano spiagge e gli avrebbe sottratto parti di spiagge per dare vita alle spiagge libere? Ciò che è visibile e che avanza, invece, è l’azione di costruzioni di nuovi manufatti del tutto incompatibili con il piano paesaggistico della zona. Insomma, né piano spiagge, né partecipazione, né decisione, né coraggio. il risultato che il cittadino, se vuole andare sulle spiagge del litorale domitio, beni demaniali e, quindi, del popolo, deve pagare perché esse sono state privatizzate nel silenzio e nell’inerzia delle Istituzioni competenti.

 

Salvatore Ronghi