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Politica

Scandali, una Milano da bere (e da mangiare)

Scandali, una Milano da bere (e da mangiare)

di Vincenzo D’Anna*

Nella vita conta lo stile, il cosiddetto savoir-faire: buone maniere, tatto ed affabilità. Una modalità elegante, che può essere utilizzata anche per tagliare traguardi di dubbia legittimità, se non addirittura illeciti. Niente a che vedere con i modesti traffici dei comuni imbroglioni e delle volgari mazzette consegnate in luoghi non proprio consoni ad un autorevole “gentleman”. Vengono allora alla mente le scene degli interrogatori dei pm dell’era Tangentopoli allorquando i magistrati si rivolgevano agli imputati anteponendo al loro nome il titolo di studio posseduto da questi ultimi. Si capiva in tal modo, che quelli finiti alla sbarra non erano proprio ladri di polli o piccoli mariuoli di provincia!! E così pare stia accadendo oggi a Milano ove vige la frenesia del lavoro e dei soldi che da quelle parti vengono chiamati “danè” e gli inquisiti, chissà perché, appaiono sempre di elevato rango sociale. Stiamo parlando dell’indagine della procura della Repubblica del capoluogo lombardo per “incontrollata espansione edilizia” che sta letteralmente infiammando l’estate meneghina. Gli inquirenti hanno chiesto gli arresti domiciliari per l’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, per l’ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, nonché per il magnate dell’immobiliare, Manfredi Catella del gruppo Coima. Un avviso di garanzia ha raggiunto anche il sindaco di Milano Beppe Sala (centrosinistra) e l’architetto Stefano Boeri. Per quante ancora tutte da accertare, le ipotesi di reato troverebbero un fondamento giuridico nei rapporti “particolari e confidenziali” che sarebbero intercorsi tra i “palazzinari”, che all’ombra della Madonnina si chiamano addetti alla riqualificazione urbana, e taluni amministratori municipali. In estrema sintesi, si vuole fare luce su un presunto “sistema” di “speculazione edilizia selvaggia” rimasto “indisturbato” per anni, volto a cambiare la “skyline” del capoluogo. Mica roba da poco? ma “Milan l’è un gran Milan” recita la canzone simbolo di questa bella città. Ed ecco allora che sembra tornare a vivere l’atmosfera tipica di “Mani Pulite” allorquando a girare non erano solo gli “spiccioletti” che Alberto Chiesa percepiva sui lavori al Pio Albergo Trivulzio, bensì i trecento (e passa) miliardi di lire che Sergio Cusani consegnò ai segretari amministrativi dei vari partiti di governo oppure il “tesoretto” che Carlo Sama lasciò in portineria, per conto del patron di Montedison Raul Gardini, in via delle Botteghe Oscure, sede del partito comunista italiano!! Un sistema di corruzione giunto a livelli elevatissimi e, per le principali istituzioni politiche, espressione di un processo di compromissione talmente apicale che, essendo divenuto prassi, finì per esorbitare dalla definizione tipica della “corruzione di piccolo cabotaggio” elevandosi a metodologia comune di sovvenzionamento della politica tricolore. Insomma nella città del Duomo, nel bene o nel male, le cose o si fanno in grande oppure non si fanno proprio. Lo stile e le dimensioni diventano per forza “superiori” trasfigurandosi in fenomeni sociali più che in usuale materia criminale. Di conseguenza mutano anche le sembianze e con esse l’essenza stessa dell’illegalità, tanto da richiamare alla mente l’espressione del rivoluzionario francese Louis Antoine de Saint-Just sulle tragedie della guerra “niente odora più di gloria che un grande crimine”. Ecco dunque che quello che altrove viene chiamato scandalo edilizio, saccheggio del territorio, violazione speculativa delle regole di cui una comunità si dota per non trasformarsi in una caotica megalopoli, diventa…”restyling urbanistico”. La legge, ne siamo certi, farà il proprio corso e credo non lo farà con il famoso “rito ambrosiano”, quello cioè che accelerava i processi di Silvio Berlusconi, ossia due anni per tutte e tre i gradi di giudizio (!!), per condannarlo in tempo utile così da eliminarlo dalla scena politica attraverso la cosiddetta legge Severino. Qui con le mani nel sacco si potrebbe trovare l’intera giunta comunale e buona parte di quel ceto politico ed imprenditoriale legato alla sinistra che da tempo governa Milano!! La speranza è che gli eredi togati di Francesco Saverio Borrelli, Ilda Bocassini, Armando Spataro, Piercamillo Davigo e Gerardo D’Ambrosio non abbiano lo stesso strabismo che connotò talune “condotte” caratterizzate da un perenne divieto di svolta (investigativa) a sinistra. Sperem!!

*già parlamentare

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