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Regione Campania, il Faro di Vincenzo

Regione Campania, il Faro di Vincenzo

di Vincenzo D’Anna*

Che il presidente della giunta campana avesse coraggio, spregiudicatezza, facondia verbale ed inclinazione al populismo, era più che noto. Il personaggio però non smette mai di stupire soprattutto di questi tempi, nell’imminenza delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale. Tempi convulsi ed insulsi. Convulsi perché su entrambi i fronti (centrodestra e centrosinistra) regnano sovrane indeterminazione e approssimazione; insulsi perché l’assenza di nuove proposte e soprattutto di nuovi soggetti in grado di governare la seconda regione d’Italia per popolazione residente, rappresentano la cifra distintiva di una manifesta impotenza del ceto politico che oggi opera sulla piazza della cosa pubblica. D’altronde la scomparsa dei partiti, ridotti a mero simulacro, privi di forza identitaria, affidati a ditte nominalistiche, non poteva che produrre il vuoto pneumatico. Una classe dirigente perlopiù cooptata per affinità personali o familiari, non riesce a partorire nulla che non sia la mera difesa dell’esistente. L’inconsistenza dei prescelti, selezionati, in passato, per fedeltà e non per selezione democratica interna al partito, non lascia scampo alcuno per individuare chi possa assumere , per valore ed affinità ideale, un progetto ed un programma di governo che abbiano le caratteristiche minime per essere riconosciuto coerente ed opportuno in entrambi gli opposti schieramenti. Dall’improbabile laboratorio nel quale si cimentano le due compagini, non sono uscite idee e proposte perseguibili di alcun genere. Ed allora ecco che gli “interni”, le nomenclature, prendono il sopravvento sugli “esterni” (le novità), e finanche i dinosauri appaiono come specie di animali politici compatibili con la fauna dell’attuale stagione amministrativa. E’ questo il caso di Vincenzo De Luca che dopo aver calcato la scena per mezzo secolo ancora si ripropone come dominus, ovviamente se passa la possibilità di un terzo terzo mandato al timone di Palazzo Santa Lucia, oppure tenterà di farlo per un interposta persona che abbia il suo gradimento. Amore irrefrenabile per la politica, il suo? Desiderio incoercibile di servire la comunità? Cesarismo incontenibile? La risposta potrebbe essere lunga ed articolata ed attraversare vere e proprie ere geologiche della politica tricolore, che lo “sceriffo” ha attraversato senza mai battere ciglio. Da funzionario del Pci, negli anni ottanta del secolo scorso fino ai nostri tempi, senza mai desistere nel coltivare la smania di sentirsi depositario di doti e qualità ineguagliabili, in grado di affrontare le temperie di ogni stagione. La fortuna aiuta gli audaci e De Luca è stato sia coraggioso che fortunato non trovando quasi mai sulla propria strada chi sapesse prenderlo di petto, arginandolo nella sua logorrea e rispondendo, con pari ironia, alle boutade di cui condisce il proprio eloquio. L’unico a descriverlo adeguatamente, nelle sue smanie da megalomane, è stato il comico Maurizio Crozza ma di politici arguti e loquaci l’ex sindaco di Salerno non ne ha mai incrociati. Certo non è facile misurarsi con chi, con monumentale faccia tosta, ha avuto il coraggio, innanzi al Presidente della Repubblica ed al Ministro della Salute, di descrivere la sanità campana come un esempio da imitare, dopo dieci anni di fallimenti e di gestione politica clientelare in ogni anfratto della medesima. Liste di attesa chilometriche, ospedali zonali pletorici, inutili e pericolosi che pullulano sul territorio ove ha imboscato dirigenti, medici, amministrativi, infermieri e portantini attinti da graduatorie compiacenti, meglio se elaborate, in provincia di Salerno. E ancora: tetti di spesa sui privati accreditati che producono il 75% delle prestazioni specialistiche, nel mentre le strutture a gestione diretta non sono ancora accreditate (non hanno i requisiti), a trent’anni dal varo della legge. Zero per l’ambiente ed il risanamento dei territori, la terra dei fuochi e’ ancora intonsa. Così per l’ospedalità pubblica e privata, l’assistenza domiciliare e territoriale, la migrazione dei malati al Nord, eppure pare che il governatore brighi per avere il controllo oppure garanzie future sulla costruzione e la gestione di dieci nuovi ospedali !! Insomma potere politico e danaro ad imperitura memoria. E tutti zitti attori e comprimari. E non poteva mancare il passo d’addio, il lascito per i posteri . La costruzione, a Piazza Garibaldi, del nuovo palazzo della Regione, chiamato “Il Faro”, un gigantesco complesso ove allocare buona parte dei tredicimila dipendenti regionali. Insomma l’ottava meraviglia del mondo, una via di mezzo tra il Mausoleo di Alicarnasso ed il Faro di Alessandria. Speriamo che almeno ci eviti la piramide di Vincenzo.

*già parlamentare

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