Quei santi nella tela
Quei santi nella tela
di Vincenzo D’Anna*
Nostro malgrado siamo costretti ancora ad occuparci di malapolitica. I recenti arresti dei sindaci di Sorrento (Massimo Coppola), San Vitaliano (Rosalia Masi) e Santa Marina (Giovanni Fortunato) unitamente alle ordinanze di carcerazione nei confronti di alcuni ex politici (consiglieri regionali e primi cittadini del Casertano), ci mostrano uno spaccato di perdurante e desolante corruttela. Se a questo aggiungiamo la commissione d’acceso al comune capoluogo, le varie indagini in corso a carico di altri esponenti politici di Terra di Lavoro, di cui, in queste ore, si leggono, sui portali online, stralci di intercettazioni ambientali più che eloquenti (ancorché non ancora fatte oggetto di azioni da parte della magistratura), ecco che il quadro complessivo depone per una più grande questione morale ancora irrisolta. Intendiamoci. Per questione morale non ci riferiamo alle speculazioni di coloro che, per accaparrarsi voti e simpatie, fanno dello scandalismo, dei sospetti e della denigrazione generalizzata, la propria ragione di vita. Tantomeno invochiamo la gogna mediatica per legare alla colonna infame l’avversario politico di turno. Ancora meno sosteniamo il regime imposto da una certa classe togata inquirente che, non avendo né la voglia né la capacità di acquisire prove, si muove sulla base di semplici teoremi che poi tenta di “dimostrare” utilizzando il combinato disposto dell’impalpabile reato di concorso esterno, quello ancor più evanescente del traffico di influenze e dello scambio di voti, per finire poi alla gestione dei cosiddetti pentiti posti nelle mani partigiane dei pubblici ministeri. Il risultato sono le lungaggini delle inchieste che si dipanano su archi temporali pluriennali, con processi che durano una vita e che spesso portano a vanificare l’azione di giustizia (e di protezione sociale) ed a riabilitare pubblicamente di quanti, in seguito, saranno risultati innocenti. Ad esempio, abbiamo già scritto, con rispetto e scevri da pregiudizi nei confronti dei giudici, che mal si comprende cosa facciano la Dda di Napoli, le procure che sono titolari di talune indagini a carico di amministratori casertani delle quali si sussurra ormai diffusamente da mesi. Come mai tanti soggetti sospettati continuino a gestire il potere ed a restare in carica con un gravame di sospetti che pare acquisito ed in parte disponibile alla stampa che ne dà notizia già da tempo? Ed ancora perché in queste ore di chiede l’arresto di ex amministratori regionali e comunali (in carica) dellla nostra provincia per fattispecie di reato risalenti ad alcuni anni fa? Insomma, c’è il sospetto che si attendano i tempi caldi delle elezioni per procedere. In poche parole cresce la preoccupazione di un classico intervento ad orologeria. Tuttavia, tornando alla più ampia questione morale, dopo aver precisato che le responsabilità penali sono personali e che non si debba fare di tutta l’erba un fascio, vi sono ben più ampie considerazioni da mettere a terra. La prima è che ciò che è reale è anche razionale e viceversa. La categoria culturale e lo spessore ideale di coloro che si cimentano in questa epoca politica, dal marchio personalistico indistinto e qualunquista, è piuttosto scadente. Ignazio Silone rappresentava l’epoca buia per la democrazia, quella durante il fascismo, con queste parole: “la politica è piena di dilettanti presuntuosi, le stesse persone che non oserebbero parlare né di algebra né di chimica, senza averle adeguatamente studiate, parlano a tutto spiano di politica materia che non hanno mai conosciuto”. Oggi è anche peggio, perché manca anche un minimo di indottrinamento ideologico, un adesione a valori che, per quanto sghembi ed erronei, come quelli citati dallo scrittore abruzzese, sono pur sempre valori di riferimento. Ed allora ci sarebbe da chiedere in questa martoriata nazione, nella nostra regione e nella nostra provincia, che qualità abbiano gli eletti dal popolo sovrano. E se non siano più colpevoli quelli che, avendo talenti personali, principii civici e morali, si tengono lontani dall’amministrazione della cosa pubblica, lasciando il campo ai trafficanti ed agli ignoranti. Ora, al netto di questo dato sociologico, resterebbe sempre da chiedere a chi ci rappresenta, in special modo ai parlamentari, che funzione politica svolgano in Campania e nella provincia casertana, che parole proferiscono per questo stagno maleodorante, ove nulla più si distingue in meglio. Insomma: deputati e senatori oltre a fare la parte dei “santi nella tela”, immobili e silenti, cos’altro possono e vogliono fare se neanche un’interrogazione su questo stato di cose sono riusciti a partorire? I corrotti sono certo ladri di denaro, quegli altri sono solo muti astanti che rubano la fiducia degli elettori malamente riposta in loro.
*già parlamentare